Promemoria sulle leggi europee

Per quali ragioni EURECA, Europa Etica dei Cittadini e delle Autonomie afferma che alcune norme europee, – Patto di Stabilità e Fiscal Compact in primo luogo – sono illegittime? La risposta è in questo breve riepilogo sintetico.

PREMESSA – I Trattati europei hanno valore costituzionale, per entrare in vigore devono essere approvati da tutti i Parlamenti dei Paesi membri (basta un solo no a farli decadere) e in alcuni Stati (Francia, Danimarca) possono anche essere sottoposti preventivamente al giudizio del popolo attraverso un referendum (anche in questo caso basta il no di un solo corpo elettorale per renderli nulli).

IL TRATTATO DI MAASTRICHT, nel quale si stabiliscono anche alcune regole di base per l’introduzione della moneta unica, ha seguito questo iter ed e’ stato firmato il 7 febbraio 1992. In esso – particolare molto importante – tra l’altro si prevede che:
i famosi parametri debbano essere valutati anno per anno con il criterio della <tendenzialità>. All’Italia, per esempio, non viene chiesto di far rientrare di colpo il suo debito pubblico entro i limiti stabiliti, ma di dimostrare ogni anno che è in atto la tendenza ad avvicinarsi a quell’obiettivo.
In caso di crisi straordinaria (e dunque non ciclica) dell’economia, Maastricht prevede la sospensione della verifica dei parametri.
Maastricht stabilisce inoltre che un paese non in regola con i parametri, di fronte a una chiara opportunità di investimento, possa egualmente indebitarsi per investire in quel progetto dal rendimento futuro certo. In pratica, esclude dal conteggio al fine del rispetto dei parametri l’indebitamento effettuato per finanziare un finanziamento e dunque esclude che essa possa far scattare sanzioni da parte di Bruxelles.

IL PATTO DI STABILITA’ – La Germania, che le regole di Maastricht le aveva accettate e approvate pur non condividendole, pochi mesi dopo parte all’attacco per cambiarle e inasprirle. All’inizio tenta di seguire una via consentita: aggiornare il Trattato di Maastricht con un nuovo Trattato, salvo però rendersi conto dell’impossibilità di ottenere il consenso di tutti i parlamenti dei paesi membri su un nuovo e diverso compromesso. Di qui la decisione di aggirare l’ostacolo, e con esso le leggi europee, e di cambiare Maastricht, ovvero una costituzione, con il Patto di Stabilità, ovvero un semplice regolamento, norma di rango inferiore. Si tenga presente che il regolamento può solo disciplinare quanto previsto nei Trattati e non può cambiarne contenuti e disposizioni. Ciò nonostante – dopo un intenso lavoro di pressing sugli altri Stati Ue – nel 1997 la Germania ottiene:
l’eliminazione del criterio della tendenzialità nella verifica del rispetto dei parametri,
la cancellazione della sospensione dei parametri in caso di crisi straordinaria,
l’eliminazione per i paesi non in regola della possibilità, senza essere multati, di fare investimenti virtuosi.
Il Patto di Stabilità, firmato dai capi di stato e dai governi (in Italia firmano Prodi e Ciampi) entra in vigore nel 1999. Dunque, nella sostanza, Maastricht viene cambiato da una norma di rango inferiore mai approvata da nessun parlamento nazionale e, tantomeno, sottoposta a referendum popolare laddove sarebbe consentito. L’illegittimità è palese.

FALLISCE LA CONVENZIONE EUROPEA – Consapevoli di ciò, in seguito Germania e Francia cercano di far rientrare il Patto di Stabilità nella legalità e di inserirlo in un nuovo Trattato. Nasce anche per questo la Convenzione europea, organismo comprendente rappresentanti di tutti gli stati membri e incaricato di  superare la forma intergovernativa di modifica dei Trattati, dando vita Dir fatto ad un’Assemblea costituente. Dopo mesi e mesi di un lavoro complesso, la Convenzione europea – in ossequio alle disposizioni europee già descritte all’inizio di questa nota – viene sottoposto all’approvazione delle assemblee (e/o corpi elettorali) degli Stati membri. Ma il percorso si interrompe subito in maniera irreversibile: i cittadini francesi, con un referendum, bocciano il Supertrattato. Da quel momento in poi, non solo finiscono i tentativi di legittimare il Patto di Stabilità ma, peggio ancora – persa definitivamente la speranza di riuscire a cambiare i Trattati senz’altro che incorrere nelle bocciature da parte di parlamenti e cittadini – tutte le norme economiche successive vengo varate con provvedimenti illegittimi. Dal Two Pack al Six Pack al Fiscal Compact (2012).

DIFFERENZA TRA PATTO DI STABILITA’ E FISCAL COMPACT – In realtà, pur essendo entrambi illegittimi, tra queste due norme esiste una differenza. Il Patto è un regolamento e, come detto, entra in vigore col solo via libera dei governi e senza quello dei parlamenti nazionali e dei cittadini attraverso il referendum. Il Fiscal Compact è invece un Trattato internazionale, che necessita del via libera delle Assemblee popolari. Tuttavia anch’esso è cosa diversa da un Trattato Europeo. Innanzitutto perché, a differenza di quest’ultimo, il Trattato internazionale non può essere sottoposto a referendum (e qualora  ciò avvenga – ad esempio in Francia – un eventuale bocciatura comporterebbe la mancata entrata in vigore della norma in quel Paese, ma non in tutti gli altri Stati dell’Unione). E inoltre, e’ diverso perché il Trattato internazionale entra in vigore anche se uno o piu’ parlamenti nazionali lo bocciano. Infatti il Fiscal Compact, seppur respinto da Gran Bretagna e Repubblica Ceca, è diventato legge. Il Trattato europeo, invece, per entrare in vigore deve essere approvato da tutti i parlamenti. Basta che uno solo si pronunci in maniera negativa che automaticamente decade in tutta l’Unione.
Ancora: al momento del varo del Fiscal Compact – esclusa la possibilità di riuscire a inserirlo nei Trattati – i vertici dell’Ue presero in considerazione la possibilità di imporlo attraverso una della Commissione Europea. L’idea fu scartata perché le norme dell’Ue prevedono che su ogni Direttiva debba esprimersi l’Europarlamento con un voto. E, questo rischio, naturalmente lo si voleva evitare. Ciononostante, l’Europarlamento ha voluto egualmente pronunciarsi con un voto (ma in questo caso solo indicativo e dunque senza conseguenze) e ha bocciato il Fiscal Compact, che però è entrato egualmente in vigore creando gli enormi problemi – economici e sociali – che ben conosciamo.

APPUNTAMENTO CRUCIALE A FINE 2017 – Nel 2012, quando entrò in vigore il Fiscal Compact, la Germania pretese e ottenne l’impegno di tutti gli stati membri entro 5 anni a inserire questa norma nei Trattati Ue. Pertanto, entro la fine di quest’anno, tutti i Parlamenti degli Stati membri, Italia compresa, dovranno votare su questo. Domanda: perché Berlino-Bruxelles ci tiene a questo obiettivo? Risposta: perché il Fiscal Compact, e non solo quello, fintanto che resta fuori dai Trattati è illegittimo.